Vacanze post-quarantena: come affrontare i rischi emotivi

Vacanze post-quarantena, vacanze attese e disattese, in un periodo che ha lasciato tutti noi decisamente spiazzati, di fronte ad una realtà imprevedibile, con non pochi risvolti emotivi e psicologici. La dottoressa Daniela De Cesario psicologa clinica e psicoterapeuta, ci propone una riflessione su come prepararci alle vacanze post-quarantena, cercando il giusto equilibrio e una nuova modalità per vivere serenamente questi mesi, insieme alla nostra famiglia e ai nostri figli.

Vacanze post-quarantena: aspettative e timori

Arriva l’estate e questa non sarà certo un’estate come tutte le altre. Dopo il lockdown che ha visto le famiglie in seria difficoltà con la gestione del lavoro e le scuole chiuse, finalmente si comincia tirare un sospiro di sollievo e si pensa alle tante agognate ferie estive. Tante sono le aspettative riguardo questa estate un po’ fuori dagli schemi, dovremmo essere tutti sollevati all’idea di partire per le vacanze post quarantena, per svariati motivi. C’è chi non vede l’ora di recuperare il tempo perduto e quindi vede in queste vacanze la possibilità di fare e concedersi tante opportunità, chi non vede l’ora di riabbracciare parenti ed amici e chi proprio di lasciarsi andare non vuole sapere!
Le regole restrittive per quello che riguarda le vacanze post-quarantena stanno facendo non poco discutere. I genitori si stanno arrovellando su quale possa essere la soluzione migliore per garantirsi un po di sano relax senza rinunciare alla sicurezza.

Famiglie in vacanza post-quarantena

Possiamo dire che il lockdown ha diviso le famiglie in due tipologie:

  • famiglie particolarmente allarmate e timorose di un possibile contagio dovuto all’allentamento delle misure restrittive e che hanno letteralmente il timore che possa accadere qualcosa a loro e ai loro pargoli
  • famiglie sicure del fatto che i bambini sono meno soggetti a rischio di contagio, e che la situazione è nettamente migliorata a livello nazionale al punto da sentirsi sicure di ritornare alle vecchie abitudini anche in estate.

Le prime vivono questa situazione con molta ansia e tendono a guardarsi intorno con sospetto e ad evitare tutte quelle situazioni pericolose o potenzialmente tali, anche a limitare non solo le attività, la frequentazione di luoghi ma anche di rincontrare parenti ed amici. Le seconde sono tornate alle vecchie abitudini senza troppi indugi: sono pronte ad organizzare attività, visitare luoghi nuovi e incontrare gente. Entrambe le situazioni non sono scevre da rischi soprattutto a livello emotivo e relazionale per i bambini.

Rischi emotivi e relazionali

Se scoraggiamo il bambino a giocare con gli altri, a non toccare i giochi, a stare sempre a distanza rischiamo di far passare il concetto che l’altro non è sicuro, che non mi posso fidare e che chiunque non appartenga alla propria stretta cerchia sia pericoloso. Ciò potrebbe aumentare il senso di diffidenza e di ansia sociale che potrebbe portare ad una sorta di isolamento e di evitamento per sentirsi al sicuro. Questo meccanismo, se all’inizio può dare una sorta di sollievo rispetto al timore del contagio, dall’altro non fa che aumentare l’ansia e tendere a quello che viene definito meccanismo di generalizzazione per cui la maggior parte delle cose, delle situazioni e delle persone sono pericolose per cui da evitare. La paura in questo caso tende a diffondersi a macchia d’olio portando un generale stato di allerta non solo psicologico ma anche fisiologico che nuoce molto al benessere generale dell’individuo, che se nell’adulto può essere razionalizzato e perciò tollerato nel bambino, a maggior ragione se piccolo, viene vissuto come una proibizione poco sensata.
Se viceversa lasciamo che tutto venga vissuto come prima dell’emergenza sanitaria il rischio è quello che i bambini non riescano a percepire la reale situazione e che quindi vivano con un senso si estraneità e stranezza i comportamenti che gli altri, sopratutto i pari, assumono. La sfida più difficile è certamente quella di non lasciare che i bambini soprattutto tra di loro si escludano o allontanino e non si sentano esclusi ed allontanati a loro volta.

Vacanze dopo la quarantena: attenzione ed equilibrio

Sicuramente come in tutte le cose la virtù sta nel mezzo. Per cui la parola d’ordine di queste vacanze post-quarantena dovrebbe essere divertirsi e godersi l’estate in sicurezza ma senza farsi prendere troppo dall’ansia.  Abbiamo passato l’intera quarantena a tenerci distanti, a proteggerci e lavarci le mani, ad utilizzare gel disinfettanti in continuazione, a nascondere i nostri sorrisi dietro le mascherine ed ora, complice anche il caldo ci piacerebbe sapere che non ne avremmo più necessità, ma la realtà purtroppo non è questa. Il livello di attenzione nei confronti del virus, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti, deve essere ancora alto e le precauzioni non possono essere messe da parte o ignorate.
Il buon senso deve farla da padrone. Per questo ogni famiglia deve cercare e trovare la soluzione migliore per se stessa rispettando i propri modi ed i propri tempi e non dimenticando che massimo rispetto va riservato anche alle persone che ci stanno intorno conosciute o estranee che siano.

Vacanze post-quarantena: quale insegnamento per i nostri figli

Anche l’estate può essere un buon momento per insegnare al nostri bambini il rispetto delle regole comuni, ed il rispetto per le altre persone.
Sì ad attività insieme a mamma e papà, ai giochi in spiaggia ed in acqua, alle passeggiate, alle corse in bici e a tutte quelle attività che piacciono a voi e ai vostri figli, tenendo sempre conto del luogo in cui vi troviamo e alle perone che incontriamo. Questo periodo potrebbe essere una buona palestra per allenarvi al rientro a scuola che vedrà comunque il cambio di molte regole ed abitudini. Fate tesoro di quello che vivete nella quotidianità delle vostre vacanze, ad esempio il dover aspettare il proprio turno per entrare in un negozio o in gelateria: questo insegnerà ai più piccoli la pazienza ed il rispetto per lo spazio altrui e per i luoghi di comune condivisione.

Non occorre terrorizzare i bambini o richiamarli ogni volta che toccano un oggetto o si avvicinano a qualcuno: questo paradossalmente potrebbe creare in realtà l’effetto contrario. Nemmeno lasciare che si comportino come se nulla fosse anche perché questo, non dimentichiamolo, potrebbe creare disturbo alle persone vicine ed essere occasione di spiacevoli situazioni. L’insegnamento migliore è sempre l’esempio che diamo noi adulti: se noi genitori rispettiamo le indicazioni anche i nostri figli lo faranno. Adottare le corrette norme comportamentali in questa situazione permette di far sentire i bambini non solo all’interno del problema ma anche autori di una soluzione che richiede che ognuno faccia la propria parte.

A cura della dott.ssa Daniela de Cesario, psicologa clinica e psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dinamica breve. Si occupa di sostegno e psicoterapia ai singoli e alle coppie infertili e ai percorsi di procreazione medicalmente assistita. Creatrice e responsabile del progetto “Fecondità Serena“, si occupa di psicologia in cronicità lavorando in ambito delle malattie croniche degenerative. Utilizza un  approccio integrato tra mente e corpo grazie all’impiego di tecniche di rilassamento, ipnositerapia, arteterapia e tecniche psicocorporee.

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