L’amico immaginario

L’amico immaginario è stato sicuramente il compagno di giochi di molti di noi. Alcuni probabilmente ricordano ancora il nome di questo o quel bambino, animale o pupazzo che prendeva vita davanti ai nostri occhi, nei lunghi pomeriggi di gioco, o poco prima di andare a scuola e ci suggeriva che stava proprio per arrivare un bel mal di pancia! Abbiamo giocato con l’amico immaginario, abbiamo lasciato che parlasse a nome nostro, che affrontasse sfide importanti eppure talvolta sembriamo non capire perchè i nostri figli sembrano sentire il bisogno di avere questi amici immaginari, e ci sentiamo quasi in difficoltà a gestirne la presenza o meglio, l’assenza!
Ne parliamo con la dottoressa Scilla Esposito, dottore in psicologia e arteterapeuta: chiudiamo gli occhi e torniamo per un attimo alla nostra infanzia, lasciamoci accompagnare in questa importante rilettura dei nostri pensieri bambini per meglio comprendere i nostri figli.

L’amico immaginario

Se osserviamo i nostri bambini mentre giocano e li vediamo intenti in un dialogo personale appassionato, siamo pur certi che stanno dialogando con il loro amico immaginario. Questo gioco è una fase molto importante nello sviluppo del bambino, il concetto di Sé prende forma piano piano nelle fasi precoci e si rinforza nella crescita. Il giudizio di Sé, il riconoscimento delle proprie abilità, dei propri bisogni e desideri si conquistano faticosamente: sono fondamentali le figure di attaccamento e la relazione con esse e l’amico immaginario può diventare un buon mediatore nella ricerca dei bisogni.

Imparare attraverso l’amico immaginario

Attraverso l’amico immaginario il bambino impara proprio a rinforzare le immagini di Sé, distingue gli impulsi negativi da quelli positivi, definisce dentro di sé la coscienziosità, può imparare a regolarsi stabilendo una relazione dove ci sono regole morali ed etiche. Il gioco con l’amico immaginario può davvero diventare salvifico, in momenti di criticità dove il bambino non riesce se non sostenuto da sé ad affrontare eventi importanti.

L’importanza del pensiero creativo

Il pensiero creativo ci può letteralmente salvare in diverse occasioni: l’esperienza del pensiero creativo è un’opportunità che fin da piccini possiamo fare nostra; se la sappiamo coltivare diventerà un modello di funzionamento efficace a cui far riferimento nelle occasioni di criticità. Quindi se intorno ai 2 anni fino agli 8 anni e poi di nuovo più sfumato nella prima pubertà, sentiamo nostro figlio alle prese con questo “amico”, non preoccupiamoci anzi, siamone felici: sta imparando ad occuparsi di sé, con le dovute strategie di protezione.

Amico immaginario e oggetto transizionale

Winnicot ha ben spiegato l’importanza gli oggetti transizionali, i primi veri oggetti interiorizzati dal bambino come “Non –Sé”. Questi oggetti di mediazione aiutano il distacco dalla figura genitoriale primaria, conducendo il pensiero del bambino dal soggettivo all’oggettivo. L’amico immaginario nello sviluppo è l’evoluzione degli oggetti. L’utilizzo di questa mediazione diventa rispecchiante: il bambino si rispecchia nell’altro immaginario, sviluppando così un immagine di sé che ha colto nelle relazioni con il mondo degli adulti, “l’amico” divenuto quindi il doppio di sé avrà le caratteristiche proprie ma anche quelle desiderate degli altri, in esso rivedrà le abilità sociali, stabilirà regole e risoluzioni, e si consentirà emozioni potenti. L’altro quindi diventerà un negoziatore abile, un socializzatore eccellente, anche fallibile ma senza la possibilità del giudizio, è una vera figura d’appoggio nella complessa interazione tra Io e Me, tra Sé è mondo esterno.

 

A cura della Dott.Ssa Scilla Esposito, dottore in psicologia clinica, specializzanda in neuropsicologia clinica e arteterapeuta, vive e lavora a Roma; con un’esperienza ventennale presso cliniche residenziali psichiatriche ed R.S.A. è referente del Centro Diurno dei Disturbi Cognitivi e docente dei moduli di Psicologia Generale per corsi di formazione professionalizzanti per il personale socio sanitario.

 

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