Logopedista e logopedia sono due termini che ricorrono spesso nelle conversazioni tra mamme di bambini piccoli. Passiamo i nostri primi anni di mamme a rincorrere paroline, a facilitare l’emissione di suoni e vocalizzazioni, a stimolare i nostri piccoli con improbabili canzoncine, in attesa di quel momento cruciale e intenso in cui nostro figlio finalmente pronuncerà la sua prima parolina, magari un bel mamma tanto atteso! Eppure non sempre le parole arrivano con facilità, a volte ci troviamo di fronte a bambini in cui il linguaggio resta uno scoglio molto difficile da superare e abbiamo bisogno di rivolgerci ad una figura specifica che possa valutare e comprendere le motivazioni di un eventuale ritardo del linguaggio o altre difficoltà connesse. In quanto mamma di un bambino autistico non verbale, proprio in questi giorni mi sto interrogando sulla validità di un percorso logopedico per mio figlio di 4 anni e ne ho parlato con la dott.ssa Lorena De Amicis, logopedista dell’età evolutiva, che in una piccola serie di articoli ci aiuterà a comprendere chi è il logopedista, cosa può fare per i nostri figli, quando e perchè è utile rivolgerci a questa figura sanitaria.
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Chi è e cosa fa il logopedista
Il logopedista è il professionista sanitario, laureato in logopedia e abilitato alla professione, che svolge attività di prevenzione e trattamento abilitativo e riabilitativo dei disturbi del linguaggio e della comunicazione nell’età evolutiva, adulta e geriatrica. In età adulta si occupa prevalentemente di pazienti affetti da disturbi della deglutizione e della voce e disturbi cognitivi e del linguaggio secondari a danno cerebrale.
In età evolutiva l’ambito di intervento è molto vasto e riguarda la presa in carico di bambini con alterazioni della pronuncia, ritardi e disturbi del linguaggio, della comunicazione, della deglutizione, della fluenza verbale, dell’apprendimento scolastico, sordità, disturbi pervasivi dello sviluppo, sindromi genetiche. Lavora “in rete” con altri professionisti (neuropsichiatri infantili, terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, psicologi, ortottisti, educatori professionali, etc…) con la finalità di pianificare, se necessario, una presa in carico multidisciplinare.
Quando e perchè rivolgersi al logopedista
Spesso si tende a rimandare il momento di una valutazione logopedica seguendo un approccio attendista del tipo “prima o poi parlerà…” niente di più sbagliato! Un ritardo nella comparsa delle prime parole è un indicatore che non deve essere sottovalutato e va inquadrato dal professionista insieme ad altri fattori cruciali come la comparsa del gesto, la comprensione, l’intenzionalità comunicativa, l’attenzione condivisa, il repertorio vocalico e consonantico. Solo stabilire un “punto zero” permette di effettuare un follow-up per monitorare l’incremento linguistico, i tempi di acquisizione di nuovi vocaboli, le prime capacità di combinazione gesto-parola. Seppur l’apprendimento del linguaggio sia un processo molto soggettivo, le linee guida affermano che un bambino di due anni dovrebbe saper pronunciare dalle 100 alle 200 parole circa, oltre ad alcune frasi semplici e un repertorio inferiore alle 50 parole rappresenta un indicatore di rischio per lo sviluppo linguistico successivo. Una buona percentuale di bambini “parlatori tardivi” recuperano spontaneamente eventuali difficoltà, collocandosi tra i tre e i quattro anni nella media per competenze verbali. Una parte di essi matura in un ritardo del linguaggio e/o un conseguente disturbo del linguaggio che può coinvolgere, con diversa gravità, tutti i livelli linguistici: alterazioni nella produzione e nell’organizzazione dei suoni, difficoltà a livello lessicale, sintattico – grammaticale e anche pragmatico. I bambini con disturbo specifico, infatti, presentano un linguaggio poco comprensibile e spesso hanno difficoltà a sostenere una conversazione. Si può dunque comprendere l’importanza di individuare, il più precocemente possibile, la presenza di eventuali difficoltà nello sviluppo comunicativo e linguistico del bambino pur considerando l’estrema variabilità individuale nello sviluppo tipico del linguaggio.
Indicatori di rischio nel primo sviluppo del linguaggio
dai 5/7 mesi ai 10 mesi |
Assenza della lallazione prima vocalica poi consonantica |
12 – 14 mesi |
Assenza di utilizzazione dei gesti deittici (indicare, dare, mostrare) e dei gesti referenziali (fare ciao con la mano, per esempio) |
12 mesi |
Mancata acquisizione di schemi d’azione con gli oggetti |
18 mesi |
Vocabolario ridotto: meno di 20 parole |
24 mesi |
Vocabolario ridotto: meno di 50 parole |
24 – 30 mesi |
Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico |
18 – 24 mesi |
Ritardo nella comparsa delle prime combinazioni gesto + parola |
24 – 30 mesi |
Deficit nella comprensione di ordini non troppo contestualizzati e che implicano una decodifica linguistica |
2,5 anni -3 anni |
Persistere di espressioni verbali incomprensibili |
Fonte della tabella: Sabbadini, De Cagno, Michelazzo, Vaquer, Il disordine fonologico nel bambino con disturbi del linguaggio, ed. Springer
Nei prossimi appuntamenti approfondiremo la tematica dei DSA e della valutazione logopedica insieme alla dott.ssa Lorena De Amicis.