Dopo 40 anni, la Regione Lazio attua il Decreto Legislativo 65/2017 che sancisce una vera e propria rivoluzione dei servizi educativi 0-6 anni.
Ci sono voluti 40 anni dall’ultima legge regionale in materia di servizi educativi e, probabilmente, una pandemia mondiale che ha costretto la chiusura immediata delle scuole di ogni ordine e grado ma è notizia di poche ore fa che la Regione Lazio abbia dichiarato di essere la prima regione in Italia ad attuare il Decreto Legislativo 65/2017 (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/05/16/17G00073/sg) in materia di innovazione dei servizi educativi 0-6 anni.
L’obiettivo: contrastare il fenomeno della dispersione scolastica
L’obiettivo della legge regionale è quello innanzitutto di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e della povertà educativa, garantendo quindi uguali condizioni di partecipazione e accesso ai servizi educativi per la fascia 0-6 anni. Al bando, dunque, qualsiasi distinzione di genere, etnia, età, disabilità e via libera all’educazione e al gioco.
L’asilo nido non viene più considerato come un servizio di “assistenza sociale” bensì un servizio di istruzione, educazione, gioco e cura dei bambini e delle bambine.
Micro Nido, servizi educativi in natura, asilo nei luoghi di lavoro
“Il sistema integrato garantisce la continuità educativa, anche attraverso la costituzione di Poli per l’infanzia, con un’offerta qualificata e all’avanguardia e individuando una serie di servizi educativi per l’infanzia, diversificati e adattabili alle esigenze di ciascuna famiglia e/o territorio, anche dando copertura legislativa a esperienze già avviate de facto. Oltre alle nuove norme per asilo nido, micro-nido e sezione primavera, si aggiungono i servizi educativi sperimentali in natura, come l’asilo nel bosco o l’agrinido, e nei luoghi di lavoro. Vengono inoltre regolamentati una serie di servizi integrativi quali lo spazio gioco, il nido domestico, il centro per bambini e famiglie. Il tutto con un’importante copertura finanziaria pari a 10,5 milioni per il 2020, 17 milioni per il 2021 e 21 milioni per il 2022, oltre i trasferimenti statali. [… ]
Una legge contro le disuguaglianze che rappresenta uno strumento essenziale e irrinunciabile del fare comunità, tenendo insieme bambini, ragazzi, famiglie e istituzioni.
La legge sullo 0-6 è un vero traguardo che il Lazio raggiunge per una migliore crescita delle nostre bambine e bambini e per l’evoluzione della nostra società, grazie alla proficua collaborazione con le sigle sindacali e tutte le parti sociali nonché alla costante attenzione rivolta a questo delicato quanto prioritario settore dal presidente Nicola Zingaretti, dal capo di gabinetto Albino Ruberti e all’impegno delle assessore Troncarelli e Sartore e tutte le forze politiche presenti in Consiglio”.
Così, in una nota, Eleonora Mattia, Presidente della IX Commissione Istruzione, Diritto allo studio e Pari opportunità del Consiglio regionale del Lazio e prima firmataria della Legge Regionale, a seguito dell’approvazione della legge di istituzione del Sistema integrato di educazione e istruzione per la fascia 0-6 anni.
L’obiettivo sarà quello di arrivare all’abbattimento delle rette e, infine, rendere gratuito il servizio. La priorità verrà data, con 48,5 milioni finanziati dalla Regione, alle famiglie in condizione di disagio socio-economico, a quelle con figli disabili e bambini e bambini in affido che si affidano ai privati per mancanza di posti disponibili nel pubblico. Questi servizi saranno gestiti dai comuni, che si occuperanno anche delle tariffe e delle spese di gestione da parte delle famiglie.
I piani educativi
La nuova legge appena approvata dalla Regione Lazio in materia di servizi educativi 0-6, regolamenta con nuove norme gli asili nido, i micro-nidi e le sezioni primavera e aggiunge nel computo delle strutture già coperte legalmente anche nuove realtà esistenti come gli asili nel bosco, l’agrinido i tagesmutter, lo spazio gioco.
Una vera e propria rivoluzione che finalmente contempla ogni servizio educativo esistente.
La legge prende inoltre in considerazione piani educativi “speciali” e personalizzati elaborati in collaborazione con i servizi sociali dei Comuni, i servizi delle Aziende Sanitarie Locali e genitori, indirizzati ai bambini e alle bambine con bisogni speciali. Nel totale rispetto della buona norma dell’inclusione.
“E’ previsto – spiega Mattia – che i Comuni, nel definire i criteri di accesso ai servizi educativi a offerta pubblica, diano priorità ai casi di disabilità e bisogni educativi speciali, alle famiglie con due o più figli in età di obbligo scolastico, a situazioni di disagio sociale e/o economico della famiglia, attestato dai servizi sociali territoriali, riconoscendo priorità alla famiglia monoparentale, a particolari condizioni di lavoro dei genitori, alla condizione di detenzione di uno o di entrambi i genitori, alla condizione di orfani di vittime di femminicidio, nonché alle altre situazioni familiari individuate dai comuni, dai consultori, dalle case rifugio, dalle case famiglie o dai centri antiviolenza“.
Il polo educativo per l’infanzia e l’outdoor education
La nuova legge prevede l’istituzione di poli per l’infanzia, cioè strutture che riuniranno in un’unica sede o in edifici vicini servizi di istruzione per i più piccoli dagli asili nido, alle aree gioco e fino alla scuola per l’infanzia, garantendo dunque un unico percorso fino alla scuola elementare.
La legge regionale del Lazio introduce anche alcuni servizi sperimentali come ‘l’outdoor education’, vale a dire “l’uso di fattorie, agriturismi, riserve naturali e parchi per accompagnare i bambini e le bambine nella crescita attraverso percorsi esperienziali spesso totalmente al di fuori delle aule”.
Non nasconde, su Twitter, la sua soddisfazione Marta Bonafoni, Capogruppo della Lista Civica Zingaretti.
https://twitter.com/martabonafoni/status/1283446043162664960
Ci sono tutti i presupposti perché questa approvazione risulti davvero una rivoluzione. Speriamo si possa applicare nel più breve tempo possibile così da assicurare realmente libero accesso a tutti i bambini e tutte le bambine ai servizi per l’infanzia. E soprattutto che gli si garantisca un inizio alla vita autonoma in totale sicurezza e rispetto.