Nonno è volato sulla luna: verità o bugie ai bambini?

Nonno è volato sulla luna potrebbe essere il titolo di una dolcissima fiaba, invece è la chiave che oggi apre la porta ad una riflessione importante, non tanto sul lutto, quanto sull’autenticità come valore assoluto nel dialogo con i nostri figli. Sicuramente gli ultimi mesi hanno messo a dura prova noi genitori, non soltanto nella gestione quotidiana delle criticità legate alla pandemia, alle scuole chiuse, le file per i tamponi e le incertezze lavorative. Improvvisamente abbiamo dovuto raccontare ai nostri figli una realta complessa e nuova, prima di tutto per noi stessi, abbiamo dovuto trovare e inventare parole, storie, narrazioni, per aiutare i nostri bambini a comprendere ciò che all’improvviso è accaduto intorno a noi e nelle nostre famiglie. Molte, moltissime famiglie si sono trovate per la prima volta a dover comunicare un lutto, una malattia, un distacco forzato. Alcuni hanno trovato parole creative, altri hanno preferito mezze verità, o lunghi silenzi. Non esiste una formula perfetta per vivere e metabolizzare il dolore, sopratutto quando ci tocca così profondamente e quando coinvolge i nostri figli; esistono solo strade che ciascuno di noi può percorrere e, di volta in volta, provare ad aggiungere un pezzettino importante di consapevolezza e competenza, non perdendo mai di vista il ruolo primario di genitori, il nostro meraviglioso mestiere di genitori.

Ci accompagna in questo percorso così delicato, che va a toccare intimità profonde di ciascuno di noi, la dottoressa Scilla Esposito, dottore in psicologia, specializzanda in neuropsicologia clinica e arteterapeuta, con una riflessione che vuole essere conforto e suggerimento.

Nonno è volato sulla luna: come comunicare il lutto e la malattia

Nel ciclo vitale di ogni famiglia arriva la situazione in cui saper comunicare efficacemente gli eventi avversi diventa assolutamente necessario, come fondamentale è il momento dell’accettazione delle criticità, di lutti e separazioni. In queste fasi complesse e dolorose della nostra vita, e di quella dei nostri figli, più l’adulto sarà capace, competente e restituente, più il bambino strutturerà competenze adeguate. La famiglia è il contenitore in cui il bambino nasce, vive il proprio quotidiano e nel tempo costruisce la propria identità: è il primo luogo di appartenenza gruppale dove stabilisce le proprie certezze e sicurezze.

All’interno della famiglia si creano legami e relazioni fondamentali che ci portiamo dentro per tutta la nostra esistenza, relazioni efficaci e relazioni talvolta disfunzionali: le viviamo intimamente a prescindere dalla funzione che hanno avuto e avranno in seguito, ogni stile di attaccamento e legame costruirà la matrice del nostro Sé. Da queste relazioni nel corso della vita inevitabilmente capiterà di doverci separare e questo determinerà un grande ed importante cambiamento, che a sua volta ci consentirà nuove conoscenze e nuovi attaccamenti.

Equilibri familiari ed equilibri emotivi dei bambini

Quando uno dei membri della famitlia invecchia o si ammala, gli equilibri si alterano e diventa necessario da parte degli adulti, nonostante l’angoscia, la sensazione di svuotamento, lo smarrimento provato, essere presenti e competenti nel contenimento del dolore dei piccoli della famiglia. Saper considerare l’angoscia provata dai bambini in situazioni simili è fondamentale, perché il riconoscimento e l’approvazione dell’adulto è di primaria importanza nella salute intrapsichica dei piccolini. Capita, a volte, che il genitore si trovi impreparato nel sostenere il carico emotivo che la situazione porta e scelga, probabilmente inconsapevolmente, di raccontare bugie “innocenti” ai propri figli, pensando di alleggerire la portata emozionale, sottovalutando le percezioni e il vissuto che anche i bambini vivono all’interno della famiglia, mentre vivendo e respirando in essa percepiscono la realtà esattamente per come è, e rappresentarla invece in modalità ambigua porta inevitabilmente una gran confusione psichica.

Comunicazione autentica o innocenti bugie?

Le bugie innocenti, purtroppo possono generare una scissione emozionale nel bambino in quanto è portatore di due realtà, ossia quella raccontata e quella vissuta. Tale eventualità porta con se una vera e propria distorsione della realtà che non aiuta il bambino a capire cosa stia accadendo, tanto meno ad apprendere la gestione delle emozioni che effettivamente stanno veicolando nella famiglia essendo esse cosi mistificate, generando quindi una difficoltà della costruzione rappresentativa intrapsichica mentale e della capacità empatica.

Il ruolo dei genitori nell’esperienza empatica

Le emozioni provate sono esperienza da comprendere e il compito dell’adulto è proprio quello di insegnare il vissuto emozionale; già dalle prime fasi dello sviluppo, infatti, è fondamentale per un genitore incarnare affettività, empatia, lealtà, onestà, etica, morale e convenzioni sociali.
Scientificamente siamo a conoscenza che l’esperienza del dolore vissuta e percepita in prima persona, attivi circuiti cerebrali affettivi capaci di discriminare anche il dolore delle persone a noi vicine: siamo tutti potenzialmente e assolutamente competenti nel capire cosa stia internamente provando la persona amata, questa capacità si chiama Mentalizzazione.
La nostra competenza empatica verosimilmente si basa su un sistema di apprendimento di rappresentazioni mentali, i nostri stati emotivi interni ci consentono di prevedere il risultato psicoaffettivo di un esperienza sia su noi stessi, sia nelle persone per noi significative.

Quando la scienza ci viene in aiuto

Un grande contributo alla comprensione dei vissuti percettivi psichici lo abbiamo ottenuto anche grazie le Neuroscienze: sappiamo ad esempio che vi sono circuiti specifici nel cervello che generano il nostro bisogno dell’esperienza di sicurezza, i correlati anatomici implicati comprendono tre strutture cerebrali principali: la corteccia prefrontale sembrerebbe essere correlata con gli stati mentali riferiti a Sé; il solco temporale superiore e la corteccia prefrontale mediale dove sembrerebbero attivati i compiti legati all’inganno e alle false credenze, vi sono inoltre implicate anche altre strutture affettive quali l’amigdala, l’insula e la corteccia cingolata.

La regolazione di questa competenza passa necessariamente attraverso un accudimento primario fondamentale ed efficace, nel quale sono concepiti la conoscenza e il riconoscimento dei sistemi innati della “Sofferenza e della Ricerca” grazie ai quali si esplica anche la risoluzione del bisogno di attaccamento, esso non è il semplice bisogno omeostatico di essere nutriti e messi al riparo, si tratta di bisogni emotivi, si tratta di poter provare l’esperienza dell’affidarsi, di vivere efficacemente i sentimenti di sicurezza. Grazie all’esperienza della sofferenza comprendiamo e apprendiamo tantissimo sull’amore e grazie alla ricerca ci attiviamo dinamicamente verso la scoperta.

Perchè è importante usare un linguaggio autentico coi bambini

Alla luce di tutto quanto descritto capiamo bene quanto sia importante veicolare un linguaggio autentico con i bambini, alla portata chiaramente della loro comprensione, attraverso il gioco, le metafore, le favole possiamo restituire una realtà affettiva ed emotiva comprensibile, onesta, autentica e sufficientemente introiettabile, anche quando la realtà esterna presenta una quota di altissima sofferenza.

Giocando con i nostri figli riusciremo a dir loro che “Nonno è volato sulla luna”, che ci ha amato tantissimo, che non ritornerà mai più, ma che tutto di lui resterà qui con noi…

 

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