Perché…perché…perché..? quante domande ci fanno i nostri bambini quando cominciano a ragionare, curiosare e a vedere tutto quello che accade intorno a loro.
Intorno all’età dei tre anni, quando ormai il sistema cerebrale è giunto a completa maturazione, i bambini cominciano a porsi diversi interrogativi che ovviamente inoltrano ai genitori, agli insegnanti, ai nonni e a tutte le persone che si prendono cura di loro.
Porre domande rappresenta una tappa importante nella vita di un bambino e ottenere delle risposte è una restituzione utile per soddisfare la loro curiosità e ampliare cosi il loro bagaglio conoscitivo.
A volte il passaggio più difficile per noi adulti è proprio quello di rispondere ai loro incalzanti interrogativi che a volte ci imbarazzano, ci disorientano o ci intimoriscono.
Le domande dei bambini, a volte banali, ingenue o imbarazzanti riguardano i fondamenti dell’esistenza umana (dal mistero della nascita al razzismo o alle guerre) e devono necessariamente trovare una risposta il più’ possibile comprensibile per la loro età.
Come dobbiamo comportarci quindi di fronte ai loro innumerevoli quesiti?
Dobbiamo innanzitutto rispondere sempre.I bambini hanno piena fiducia in noi perché rappresentiamo la fonte da cui abbeverarsi sotto vari aspetti incluso quello del soddisfacimento del loro apprendimento;
spesso gli adulti rispondono in maniera elusiva lasciando in tal modo i bambini frustrati e confusi.
Per non dar voce alla confusione e ancor più alla frustrazione è indispensabile quindi dare delle risposte che devono essere, a seconda dell’età dei bambini, quanto più possibile veritiere e corrispondenti alle realtà…questo perchè i bambini vanno protetti ma assolutamente non vanno ingannati.
I genitori, gli insegnanti, gli educatori a volte preferiscono restituire risposte evasive e fuorvianti perché sono “vittime” di una cultura che ha risposto loro in maniera ambigua e sfuggente con risposte del tipo:”sei ancora piccolo per queste cose” e si trovano quindi veramente in difficoltà di fronte ad alcuni tipi di domande.
Ma per conquistarci la fiducia dei nostri piccoli interlocutori è indispensabile liberarci di questo nostro background culturale fornendo loro invece delle risposte concrete e significative.
Comportandoci cosi saremo per loro dei veri punti di riferimento di fronte agli innumerevoli interrogativi della loro esistenza.
La concretezza è ciò che più è utile per la comprensione in un bambino.Quindi di fronte a domande tipo:”Cos’è la morte?”per esempio possiamo aiutarci rispondendo con situazioni concrete come la morte di un pesciolino che avevamo in casa o quella del cane della nonna o anche di qualche persona conosciuta…il bambino anche molto piccolo sarà soddisfatto di questa tipologia di risposta perché l’ha realmente compresa…ha capito che ora il pesciolino e il cane non esistono più…se avessimo dato loro un’altra restituzione molto più astratta ad es….”è volato in cielo e da lì ti guarda” il bambino rimarrebbe, a seconda dell’età, insoddisfatto e confuso in merito al tipo di risposta. Questi tipi di risposte in bambini in età scolare possono inoltre attivare stati di ansia e preoccupazione in quanto ci si può convincere di essere continuamente sotto sorveglianza del pesciolino o del cane in qualsiasi momento della giornata.
Non esiste una regola universale per fornire risposte ai nostri bambini, vi è però la possibilità di crescere ancora insieme a loro attraverso un rapporto fatto di dialogo, ascolto che ci permetterà di guidarli favorendo apprendimenti importanti per la loro crescita mettendoli così nella condizione di affrontare la vita con coraggio e senso di responsabilità anche al di fuori del nido famigliare.