“Mio figlio non dorme, ha scambiato il giorno per la notte….e cosi non dorme più nessuno!”
Queste e tante altre simili sono le affermazioni di tanti genitori di figli più o meno piccoli che lamentano di non riuscire più a dormire a causa dei continui risvegli o peggio ancora di notti passate completamente in bianco.
Ma perché capita che i bambini non dormano o siano soggetti a continui risvegli durante la notte?
Per rispondere a questa domanda credo che necessariamente bisogna interrogarsi prima su cosa sia il sonno e le fasi che lo accompagnano.
Proprio come respirare o nutrirsi, il sonno rappresenta una nostra esigenza fisiologica senza la quale non potremmo sopravvivere.
Il sonno dei bambini quindi è una necessità proprio come per un adulto, ma il sonno infantile è qualitativamente e quantitativamente diverso da quello degli adulti.
La fisiologia del sonno di un bambino ha caratteristiche diverse dal sonno adulto: I frequenti risvegli notturni che in genere si ripetono più o meno fino all’età di 4 anni altro non sono che il naturale risultato di una diversa struttura fisiologica del sonno infantile in cui le fasi REM(quelle in cui si sogna e il sonno è più leggero) sono predominanti rispetto alle fasi non REM(o di sonno profondo).
Da un punto di vista fisiologico quindi l’attività onirica infantile presenta queste caratteristiche.
Credo però che fatte queste premesse di carattere scientifico sia necessario ora considerare l’argomento partendo invece dalle nostre aspettative culturali.
Viviamo in una società che condiziona le nostre scelte rispetto alla nostra genitorialità a partire direi proprio su come comportarci di notte con i nostri figli impedendoci in molti casi addirittura la possibilità di una scelta visto che la maggior parte degli ospedali separa fin dalle prime ore di vita madre e bambino non favorendo cosi il naturale legame di contatto che dovrebbe esserci da subito facilitando in tal modo anche l’addormentamento del neonato.
Si pensa erroneamente purtroppo anche a causa di alcuni manuali in circolazione, che il bambino debba imparare fin da subito a dormire da solo, che non debba essere allattato di notte,che non lo si debba tenere fra le braccia per dormire altrimenti prende il vizio e che debba acquisire il prima possibile l’autonomia e l’indipendenza.
Nessuna di queste affermazioni trova un riscontro scientifico o antropologico, queste pratiche educative notturne non servono per la sopravvivenza, ribadisco che è normale e fisiologico che un bambino almeno fino ai quattro anni d’età abbia dei risvegli notturni.
I neonati e i bambini hanno innate tutte le competenze necessarie per imparare spontaneamente ritmi di sonno e veglia, il genitore dal canto suo, deve accompagnare serenamente il proprio bambino verso questo atto di crescita.
In pratica come?
Offrendogli amore, protezione attraverso il contatto anche durante la notte perché di questo il bambino ha bisogno se si risveglia a causa di un brutto sogno o per una semplice richiesta di latte o altro è il conforto del genitore l’unica cosa che vuole e se la sua esigenza viene soddisfatta attraverso l’abbraccio della mamma e anche del papà si riabbandonerà naturalmente al sonno perché non può farne a meno.
In molte culture è assolutamente normale che un bambino dorma con il proprio genitore senza conseguenze patologiche di nessun genere e senza rischi di non renderlo indipendente e sono spesso proprio queste culture ad avere figli più sereni ed anche più autonomi.
Rispondere prontamente ai bisogni dei nostri figli anche di notte costituisce la base per la loro autostima e per la fiducia negli altri anche in età adulta.