In questi giorni, e fino al 31 maggio, il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita una mostra affascinante: “Numeri. Tutto quello che conta, da zero a infinito”. Un’immersione originale e approfondita nel mondo dei numeri, con tante attività di gioco e laboratorio collegate, concepite per coinvolgere e incuriosire visitatori di ogni tipo (non certo solo matematici o ingegneri!). Persino io, che ancora ho gli incubi della prova di matematica alla maturità, ho esplorato senza soggezione l’intero percorso espositivo, lasciandomi meravigliare dai tanti exhibit interattivi, i reperti, le installazioni e i video dimostrativi.
Verso la fine della visita, la mia attenzione è stata rapita da un filmato molto suggestivo dal titolo Powers of Ten (Potenze di Dieci), realizzato nel 1968 da una celebre coppia di designer americani, Ray e Charles Eames. Il video, che vi consiglio di vedere qui, mostra un viaggio immaginario dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo. Partendo da un picnic in riva al lago, il film ci trasporta prima ai bordi dell’Universo e poi dentro il nostro corpo, terminando il viaggio all’interno di un atomo di carbonio.
Ma perché vi parlo di numeri e di potenze?
Ve lo spiego subito. Durante la visione di questo sbalorditivo documentario mi sono ritrovata a pensare in modo insistente a un libro a cui sono molto affezionata, un albo illustrato uscito di recente: Bottoni d’argento, scritto e illustrato da Bob Graham, autore australiano apprezzato a livello internazionale, e pubblicato in Italia da Giralangolo.
Graham, con una tecnica già sperimentata in precedenza (si veda il suo Come curare un’ala spezzata), parte dalla descrizione di un’esperienza piccola e quotidiana, per allargare via via il suo sguardo e mostrare quello che succede, in contemporanea, altrove.
Nelle prime pagine siamo a casa di due bambini: Leo e la sorella maggiore Giulia. Lui è seduto a terra e cerca di tirarsi su, lei è intenta a disegnare su un foglio un’anatra con i bottoni d’argento sugli stivali. Sono le 9 e 59 di mattina.
Nel preciso istante in cui Leo riesce a compiere il suo primo passo, la prospettiva dell’autore si allarga e diventa più ampia. Scopriamo così che nella cucina c’è la mamma che suona il flauto, che fuori, sul marciapiede, una signora fa la sua corsa mattutina, che nella casa di fianco Alice infila rametti e sassi tra le sbarre del cancello.
Pagina dopo pagina il nostro sguardo si estende e riusciamo a cogliere altri particolari: il vicinato, i tetti della città, la spiaggia che circonda i grattacieli. Entriamo silenziosi in altre vite, in altre parentesi di quotidianità. Squarci di normalità e di esistenze che si muovono in parallelo… un signore che compra del pane fresco, un soldato in partenza che saluta la sua mamma, un merlo che trova un verme, un bambino che nasce in ospedale.
La bellezza e la potenza dell’albo risiedono in questo continuo cambio di visuale, nel riuscire a fermare il tempo e a dare valore a istanti apparentemente insignificanti. Un libro luminoso e delicato che si sofferma sulle cose di tutti i giorni, e che dà importanza al primo passo di un bambino, a un bottone d’argento su un disegno.
E in più trasmette un senso di pace e normalità grazie alle tavole ampie e chiare, dai colori tenui e sfumati.
Nelle ultime pagine ritorniamo a casa di Leo e Giulia e ci accorgiamo che è trascorso solo un minuto:
la luce del sole dell’intera città
si riversò nella stanza
attraverso la finestra
e l’orologio in cucina
segnò le dieci.
Un albo illustrato profondo e originale, che non vi stancherete di leggere e rileggere ai vostri bambini e che vi farà sentire fortunati. Perché la felicità è alla portata di tutti.
Francesca Tamberlani
Fondatrice e responsabile del sito www.milkbook.it