La fiaba di Hansel e Gretel è un pretesto per raccontare un’ipotesi altra, un mondo capovolto. “Anselmo e Greta” si struttura come fiaba dell’inconscio, dove non ci sono i cattivi tradizionali così come i buoni, dove tutto è rovesciato, contaminato. Il racconto è una mappa corale, il quadro possibile di una famiglia moderna, attraversata da parossistiche condizioni relazionali. In scena gli attori si dichiarano come tali, ancora non personaggi, pronti ad interpretare la storia e a rovesciarla. Nella loro presenza, ingigantita da maschere con il volto fuori proporzione, manifestano il loro effimero, la loro adultità. Il bambino di fronte a questo piccolo stratagemma, a questi corpi misteriosamente rimpiccioliti accetta incondizionatamente il paradosso e il gioco proposto, è pronto ad entrare nella storia e a crederci. Il patto è stretto.
I protagonisti indossano i vestiti della festa intrappolati nelle dinamiche quotidiane sistematiche e ripetitive. Intravediamo i loro condizionamenti, le rabbie, le timidezze, le paure, laddove gli adulti sono sempre più marginali, piano piano assenti. Sottratti al presente da distrazioni hi-tech.
Poi la perdita nel bosco, un bosco ideale, più simile ad un desolato parcheggio di centro commerciale, fatto di paure, di isolamento, di ricongiungimenti e di abbandoni. Ma il bosco e la paura sono elementi vitali, passaggi necessari e rigeneranti. Sono iniziazione per la conquista di una nuova identità, di una crescita, di uno scarto. Il bosco che ci insegna Propp si lascia dietro qualcosa e va alla ricerca del nuovo, è una crisi che rinuncia ad un vecchio abito e tutto mette in gioco e tutto evolve. E il bosco-crisi sviluppa nuovi ingegni e nuove traiettorie. Nel buio suoni di un’eco lontana, è qui che si intravede, per Anselmo e sua sorella Greta, la loro emancipazione, una nuova possibilità attraverso un incontro sorprendente.
Come racconta l’ultima immagine con cui gli spettatori lasciano la storia e i personaggi: sollevati da verbose raccomandazioni, liberi dai ceppi dell’istruzione, liberi da consuetudini consolidate, ignari dello scorrere del tempo, i bambini sono aperti al mondo.
Età: Una fiaba per adulti e bambini dai 6 anni in su
Quando: Dal 7 marzo alle 21.00 al 8 marzo alle 19.00
Dove: Nuovo Cinema Palazzo Piazza dei Sanniti 9/A